Con solo 20 euro ti spiano dentro casa entrando nel circuito delle tue telecamere private: come proteggersi

Francesca Guglielmino

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Il circuito delle telecamere ha sempre creato non pochi problemi a quello che deciderà di installare nelle proprie case, dato che con soli 20 euro è possibile entrare nella rete e fare in modo di appropriarsi di dati sensibili.

Molto spesso vari persone decidono di potenziare la propria casa attraverso un circuito di telecamere che allo scopo di mettermi nella condizione di poter visionare il proprio immobile, anche quando non ci troviamo fisicamente in casa il tutto attraverso e proprio telefono al cellulare collegato quindi hai vari apparecchi elettronici che si trovano all’interno dell’abitazione.

Questo innovativo e tecnologico modo di poter proteggere la casa e controllare in qualsiasi momento, però, è stato molto utile per i male intenzionati che in pochissimo tempo riescono ad intrufolarsi nella vostra rete di riferimento invece sembra anche una piccola somma di soli 20 euro.

Chi spia dentro casa attraverso le telecamere che abbiamo installato?

La risposta a questa domanda scende da numerosi fattori e soprattutto da coloro che hanno intenzione di intrufolarsi nella vostra rete visiva al fine di conosci il vostro mobile, magari nel tentativo di mettere in atto un piano criminoso.

A quanto pare, per mettere quanto detto in atto è sufficiente investire una piccolissima cifra e fare il modo di essere in possesso delle credenziali necessarie per poter accedere alla rete di telecamere che il privato ha provveduto ad installare dentro la propria abitazione.

Secondo quanto reso noto anche dalla redazione di Fanpage.it sembrerebbe che un giovane ventunenne informatico con soli 20 euro abbia garantito i propri clienti la possibilità di potersi intrufolare in reiki di videocamere private, al fine di spiare le persone desiderate.

Rear window: il primo canale in Europa dedicato alle spycam

Era questo il modo in cui si presentavano i gestori di un gruppo nato all’interno di Telegram e che prevedeva pagamenti in Bitcoin e Paypal, un servizio fornito a soli 20 euro per una versione demo, al fine di provare il servizio e vedere come le promesse fatte

Precedentemente in campo di vendita sarebbero state poi mantenute nel momento in cui si fosse provveduto all’acquisto del servizio. Successivamente, era possibile anche passare ad una versione vip del programma e per gli utenti più attivi e affezionati, oltre che ritenuti affidabili, veniva messa a disposizione un sistema di cashback con tanto di sconti previsti per l’addio del servizio.

La rete illegale e stata scoperta dai procuratori Eugenio Fusco, Letizia Mannella, Giovanni Tarzia, Francesca Gentilini e Bianca Maria Baj Macario, i quali sono riusciti a risalire ad almeno gli ultimi tre anni di attività dei due gruppi gestiti dal ventunenne sopracitato e gli affiliati, al fine di individuare tutta le rete degli account violati in questo periodo e provvedere con quanto previsto dalla legge.

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