I carboidrati e la relazione con la salute neurologica: la scoperta italiana

Sabrina

Salute e Benessere

Uno studio condotto dal team di ricercatori del Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine ha scoperto la relazione tra carboidrati e la salute neurologica. Ecco cosa è emerso.

I carboidrati e la relazione con la salute neurologica: la scoperta italiana

Quella in esame rappresenta un’importante scoperta emersa in seguito all’analisi condotta da un gruppo di ricercatori italiani che ha voluto approfondire la questione riguardante gli effetti del consumo di carboidrati sulla salute neurologica.

Ecco l’interessante risultato.

Mangiare carboidrati: la relazione con la salute mentale emersa da uno studio italiano

I carboidrati e la relazione con la salute neurologica: la scoperta italiana

L’analisi è stata condotta su 35 pazienti ai quali è stata propinato un regime alimentare basato su una scarsa presenza di carboidrati e, dunque, sulla dieta chetogenica.

Questa, non a caso, si basa su una sostanziale abolizione deli alimenti che contengono carboidrati.

Ebbene quello che è emerso è che coloro che avevano necessità di perdere peso, sono riusciti ad eliminare la massa grassa preservando quella magra.

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Così come ha dichiarato la nutrizionista che ha preso parte al team di ricerca in esame, Francesca Filippi, si tratta di un risultato che ancora una volta sottolinea l’efficacia di questo tipo di dieta che, tra l’altro, rivela un ulteriore beneficio dal punto di vista neurologico.

In particolare, si sono evidenziati dei chiari giovamenti anche in termini di salute neurologica.

In questo caso, si tratta di uno studio ancora in fase sperimentale ma che, nel giro di poco tempo, ha portato ad una serie di risultati che indicano che la strada imboccata è quella giusta.

Nello specifico, la dieta chetogenica sta risultando particolarmente confortanti nei pazienti affetti da sclerosi multipla ma anche morbo di Parkinson.

A giovarne, inoltre, sarebbe anche l’umore e dunque, i livelli di stress che risulterebbero ridotti.

Ciò detto, non resta che attendere ulteriori sviluppi al riguardo sperando che possano fornire qualche aiuto in più nella lotta alle malattie di tipo neurodegenerativo.

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