Arresto cardiaco: cos’è e come funziona la rianimazione cardiopolmonare

Valeria B

Salute e Benessere

Arresto cardiaco: cos’è e come funziona la rianimazione cardiopolmonare. Le informazioni utili.

Imparare a riconoscere l’arresto cardiaco e intervenire rapidamente per soccorrere la vittima è fondamentale per salvarle la vita. Anche pochi minuti possono fare la differenza.

Quelle che seguono non vogliono essere indicazioni di carattere medico, ma informazioni su un evento che può verificarsi in modo improvviso e su come comportarsi per prestare soccorso.

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Arresto cardiaco: cos’è e come funziona la rianimazione cardiopolmonare

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Si verifica un arresto cardiaco quando il cuore si ferma o comunque non riesce più a far circolare il sangue nell’organismo e a fare arrivare ossigeno agli organi interni, su tutti il cervello. Quando gli organi non ricevono più ossigeno inizia un processo che porta alla morte delle cellule e degli organi, in tempi diversi. In particolare, le cellule del cervello sono le più esposte ai rischi e alle conseguenze di carenza di ossigeno. Se non lo ricevono non sono più in grado di svolgere la loro funzione e nella persona colpita si verifica l’immediata perdita di coscienza e l’interruzione della respirazione. Se trascorrono troppi minuti senza ossigeno, le cellule del cervello muoiono causando danni irreversibili con invalidità permanenti nell’individuo oppure la morte stessa se passano circa venti minuti senza ossigeno.

Per questo motivo, il soccorso immediato di una persona in arresto cardiaco fa la differenza tra la vita e la morte.

Quando i soccorritori intervengono su una persona in arresto cardiaco praticano immediatamente la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco. Questo intervento si chiama rianimazione cardiopolmonare.

Come intervenire su una persona in arresto cardiaco

Quando una persona è in arresto cardiaco bisogna intervenire immediatamente per salvarle la vita. Bisogna subito chiedere aiuto e chiamare o far chiamare i soccorsi. Poi è fondamentale sostenere la respirazione per rallentare il processo di morte.

Per prima cosa è fondamentale riconoscere l’arresto cardiaco. Si distingue da un normale malore perché la persona che ha perso conoscenza non si risveglia e non reagisce agli stimoli nemmeno se viene chiamata o scossa. Soprattutto non respira.

In presenza di una persona in arresto cardiaco va chiamato subito il 112, numero unico europeo per le emergenze, o il 118, il numero per le emergenze sanitarie nelle regioni dove è ancora attivo. Chiamando i soccorsi, l’operatore del centralino farà delle domande per comprendere la situazione e potrà dare delle indicazioni su come intervenire. Anche se la persona che ha chiamato il numero di emergenza non è esperta, potrà essere guidata dall’operatore nell’esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. In questo caso saranno eseguite delle compressioni sul torace della vittima, con le mani una sopra l’altra, appoggiate sullo sterno, seguite da ventilazioni (respirazione artificiale).

L’operatore può anche segnalare la presenza di un defibrillatore nelle vicinanze.

Per maggiori informazioni: www.ircouncil.it/per-il-pubblico/press-kit-arresto-cardiaco

Infarto e arresto cardiaco

L’arresto cardiaco può essere causato da diverse condizioni e patologie. Spesso può essere provocato dall’infarto ma non va confuso con questo. Perché non tutti gli infarti portano all’arresto cardiaco. Quando l’infarto non provoca arresto cardiaco la persona colpita è cosciente, avverte un forte dolore al petto, o al braccio sinistro, alle spalle, alla schiena e anche allo stomaco. Il dolore è dovuto all’occlusione di una delle coronarie, le arterie che portano il sangue al cuore, con l’interruzione del flusso sanguigno e dell’apporto di ossigeno. Altri sintomi sono pallore, sudorazione fredda e nausea. L’infarto causa la morte di parte del tessuto cardiaco.

L’arresto cardiaco, invece, provoca l’interruzione completa e improvvisa dell’attività cardiaca. L’infarto è causa di arresto cardiaco quando coinvolge tutto il cuore, compromettendo la sua capacità di contrarsi.

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