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Malaria, nuova scoperta ecco quando bisogna allarmarsi

Un team di ricercatori dell’Institut de recherche pour le développement di Montpellier è giunto ad un’importante scoperta relativa ad una malattia molto pericolosa: la malaria.

La malaria ogni anno colpisce oltre 200 milioni di persone. Si tratta duqnue di una malattia piuttosto diffusa che può generare una serie di sintomi. Tra questi i più diffusi sono, ad esempio, nausea, vomito, mal di testa, diarrea e brividi. A tal proposito, un team di ricercatori ha voluto indagare su quelle che sono le strategie messe in campo per prevenire la sua diffusione. Queste, di fatti, tendono a tener conto del fatto che la sua diffusione avviene soprattutto nel corso delle ore notturne.

Ciò detto, ecco cosa è emerso dalle analisi condotte dal team di ricercatori che cambia in maniera drastica gli interventi messi in atto per contrastare la malaria.

Malaria: ecco in quali ore del giorno si diffonde

Secondo quanto ha spiegato il team di esperti, molto probabilmente la trasmissione della malattia avviene durante un periodo limitato di tempo che va dal tramonto fino all’alba. In sostanza, le zanzare responsabili della diffusione della malattia in esame si nutrono del sangue di esseri umani nel corso delle ore notturne, quando questi dormono. E’ per questo che le attuali strategie volte a contrastare la trasmissione tendono a sfruttare questo comportamento delle zanzare in questione proteggendo l’uomo con l’installazione di zanzariere sulle quali viene distribuito uno specifico insetticida.

Alla luce di quanto appena affermato l’obiettivo del gruppo di studiosi è stato quello di comprendere il motivo alla base del fatto che pur avendo messo in atto tale strategia, non si è stati in grado di prevenire in maniera sostanziale la trasmissione della malattia in esame.

Ebbene, stando a quanto è emerso dallo studio, un’elevata percentuale di punture da parte degli insetti si verifica durante le ore del giorno, nello specifico, cica il 20, 30 %. Di conseguenza, gli esperti sono giunti alla conclusione che gli interventi messi in atto fino ad oggi dovrebbero tener conto di questo dato e dunque basarsi su una conoscenza più approfondita del comportamento delle zanzare responsabili della diffusione. Non resta dunque che auspicare nuovi e ulteriori studi in merito.

Sabrina

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