Antinfiammatorio salva vita, ecco perché ai dimessi da covid si consiglia di proseguire con questo medicinale

Beatrice

Salute e Benessere

Prescrivere un antinfiammatorio a chi è stato dimesso dopo essere stato ricoverato per Covid può essere un salvavita

Nel corso della pandemia si è sicuramente scoperto molto di più sul Coronavirus, trovando rimedi sempre più efficaci per poter riuscire a contrastare il nemico che per oltre due anni ha messo in ginocchio l’intero mondo. Grazie alla ricerca, ai vaccini e alle misure anti-covid il Coronavirus ha avuto un’azione sempre meno aggressiva sulla nostra società, tanto che in Italia si sono abbassate le restrizioni che per lungo tempo ci hanno fatto compagnia.

antiinfiammatorio salva vita, ecco perche ai dimessi da covid si consigla di proseguire con questo medicinale

Ciò non significa però che il Coronavirus sia solo un ricordo. Il Covid è ancora diffuso e contagioso, e per questo gli scienziati continuano a studiare il modo migliore di curare coloro che ne vengono infetti. In particolare una importante scoperta è stata fatta in merito a coloro che vengono colpiti dal virus in modo più grave, tanto da rendere necessaria l’ospedalizzazione del paziente.

Antinfiammatorio dopo essere stati dimessi per il covid: lo studio spiega il motivo

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I pazienti ospedalizzati hanno un rischio di morte entro un anno più che doppio rispetto alla norma. Gli ultimi studi però hanno riscontrato che prescrivere un farmaco antinfiammatorio (come il cortisone) al momento della loro dimissione potrebbe dimezzare il rischio di morte a lungo termine.

L’analisi, pubblicata dalla rivista Frontiers in Medicine, è stata portata avanti dall’Università di Florida.  I pazienti che hanno avuto una maggiore infiammazione, e quindi livelli più alti di proteina C, sono quelli che hanno un maggiore rischio di morte per qualsiasi causa nell’anno successivo al ricovero. Come detto prima, un rischio più del doppio elevato rispetto a chi ha preso il Covid in forma lieve. L’analisi è stata fatta su un campione di circa 1200 pazienti. Chi aveva un livello di proteina C reattiva aveva un rischio di morire del 61% maggiore rispetto a quelli che riscontravano invece valori bassi.

Questo ha portato gli studiosi a ipotizzare che gli alti livelli di infiammazione che vengono riscontrati quando si è positivi al Coronavirus non finiscano con la negativizzazione e la guarigione della malattia, ma continuino a resistere e a mettere a dura prova il nostro organismo per tutto l’anno successivo al ricovero.

La prescrizione di un antinfiammatorio servirebbe quindi ad abbassare questa infiammazione residua e a diminuire di conseguenza i rischi per la salute nel lungo termine.

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