Affitti casa? Ecco cosa devi sapere sulla cedolare secca

Piera Feduzi

Casa

Se siete titolari di immobili che avete intenzione di affittare, anche per brevi periodi, dovete assolutamente sapere come si applica la cedolare secca e quanto dovete pagare. Ecco le novità del 2021.

cedolare secca per gli affitti 2021
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Quando si parla di cedolare secca nei contratti degli affitti di immobili stipulati tra persone fisiche, ci si riferisce a uno specifico regime valido per le locazioni a uso abitativo  persone fisiche. In pratica è un regime di tassazione sostitutivo dell’Irpef e sui redditi da locazione, ossia tributi che sono dovuti allo Stato per l’affitto di proprietà.

Questo riguarda, come accennato, solo ai contratti di locazione di immobili a scopo abitativo e non a titolo professionale o per attività imprenditoriali. Le aliquote previste sono pari al 10% e al 21% e vengono applicate in base alle caratteristiche del contratto. La legge di bilancio 2021 ha introdotto delle novità specialmente sugli affitti brevi. Ecco come scegliere la cedolare: pro e contro.

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Cedolare secca sugli affitti, pro e contro

cedolare secca sugli affitti
Cedolare secca sugli affitti

A scegliere il regime di cedolare secca è il proprietario dell’immobile o il titolare del diritto di godimento, come l’usufruttuario. La tassazione è valida non solo per la casa, ma anche per ogni bene collegato a essa come box auto o cantine di proprietà. Applicando la cedolare secca, inoltre, si rinuncia formalmente alla riformulazione e all’aggiornamento del canone di affitto che resta invariabile.

La cedolare, dunque, non si applica automaticamente ma viene scelta come opzione al momento della registrazione del contratto di affitto presso l’Agenzia delle Entrate oppure successivamente, alla proroga del contratto stesso. Questa può essere applicata agli immobili delle categorie catastali da A1 a A11, esclusi uffici o studi privati.

Tra le aliquote possibili, le opzioni sono la cedolare secca al 21%, ossia valida per contratti di affitto a canone libero per immobili a uso abitativo, oppure al 10% con canone concordato, molto comune in quelle grandi città note per la scarsa disponibilità abitativa.

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