Alla corte di Kate Middleton sono tanti i dipendenti con degli stipendi da sogno: ecco quanto guadagna la tata dei suoi figli, i piccoli Royal Babies.
La Royal family vanta un gran numero di dipendenti che svolgono le quotidiane faccende legate alla casa e alla famiglia. Non si esime dal portafoglio di dipendenti anche quelli che ogni giorno allevano e accudiscono i più piccini.
Nessun Royal Baby, infatti, sarebbe tale senza la sua tata: ma quanto guadagna quella alle dipendenze di Kate Middleton? Ecco la cifra dello stipendio: è davvero altissima!
Quanto guadagna la tata di Kate Middleton: è assurdo
Il curriculum delle tate delle famiglie più importanti al mondo deve essere davvero sorprendente. Di solito esse sono esperte educatrici formate al Norland College: questo istituto, infatti, eroga dei corsi dalla durata quadriennale volti a formare tate professionali.
Infatti, per lavorare in questo campo nell’alta società inglese non basta una semplice laurea in scienze dell’educazione, ma c’è bisogno di un titolo in più che possa garantire il miglior livello di apprendimento di sempre. Questa è anche la scuola nella quale sono formate tutte le tate di corte, compresa quella di Kate Middleton.
A questo punto viene naturale chiedersi, quanto guadagna la tata di Kate Middleton a fronte di una formazione così squisitamente specialistica? La cifra è davvero impressionante.
Le cifre esorbitanti
Un’indiscrezione della preside del Norland College ha fatto strabuzzare gli occhi a tantissime educatrici nostrane. L’indiscrezione riguarda proprio lo stipendio che ricevono mensilmente le formatissime tate inglesi al servizio dell’alta società.
Tali educatrici con un livello di preparazione molto alto, lavorano full time e seguono anche la famiglia durante i viaggi. Sono esperte di difesa personale, sanno guidare un’automobile e provvedere a tutti i bisogni dei piccoli nobili inglesi.
Per questi servigi, la duchessa Kate Middleton elargisce alla sua tata annualmente una cifra che si aggira pressochè intorno ai 145mila euro annui.
