Cartelle esattoriali, ecco quali non vanno pagate e perché

Simona

Influencer - Esperti

Con la fine dello stato di emergenza e della pandemia è ritornata alla normalità anche l’economia e la sospensione delle imposte.

La fine dello stato di emergenza ha lentamente riportato il nostro Paese e le nostre abitudini alla normalità. Dal ritiro della pensione fino alle situazioni debitorie: tutto sta tornando lentamente a come l’avevamo lasciato ben più di due anni fa. 

cartelle esattoriali 20220415 - Nonsapeviche.com

Questo lento ritorno alle vecchie abitudini riguarda anche le agevolazioni che, in questi anni, hanno sospeso i pagamenti di debiti, tributi e cartelle esattoriali relativi ai mancati pagamenti del passato. Facciamo maggiore chiarezza riguardo la situazione e scopriamo quali cartelle esattoriali dovranno, ormai, essere pagate e quali, invece, non vanno pagate.

Quali cartelle esattoriali non vanno pagate? Ecco la lista

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Durante il periodo peggiore della pandemia e i vari lockdown, è stato possibile per molti contribuenti in debito non il Fisco, stralciare i debiti del passato. Nel dettaglio, tali debiti potranno essere stralciati fino ad un importo massimo di 5000 euro.

Dopo varie proroghe, con la fine dell’emergenza sanitaria, non sarà più possibile ricevere tale agevolazione alle situazioni di debito. Nonostante ciò, ci sono ancora alcuni individui che non dovranno più pagare le proprie cartelle esattoriali. 

Quando arriva una cartella esattoriale, dunque, bisogna comunque controllare bene tutte le voci e capire cosa è previsto e cosa no al suo interno. Ci sono, infatti, alcune voci che possono essere condonate o che non dovranno più essere pagate. 

Cosa bisogna fare all’arrivo di una cartella esattoriale

La prima cosa da fare all’arrivo di una cartella esattoriale, prima ancora di controllarne le voci, è verificare l’estratto conto esattoriale e gli importi dovuti con l’anno di riferimento. Tutto ciò per verificare se sussiste o meno la possibilità di non pagare.

Ad esempio, l’Irpef andrà in prescrizione dopo 10 anni, allo stesso modo anche l’Iva. Per Imu, Tari e Tasi, invece, la prescrizione è di soli 5 anni. Infine, si scende a tre anni per imposte quali, ad esempio, il bollo auto. 

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