Curiosità

Non si possono vendere i bambini! Ecco cosa sta succedendo nel mondo

E’ sempre più preoccupante il fenomeno che sta dilagando in Afghanistan tra le famiglie più povere. A lanciare l’allarme è l’Unicef, secondo cui i bambini verrebbero venduti in cambio di cibo. In aumento anche le spose bambine.

Allarme Unicef – Bambini venduti dai genitori

E’ crisi umanitaria in Afghanistan, dove le famiglie povere si vedono costrette a scambiare la vita dei loro piccoli figli in cambio di cibo e di denaro. Dall’allarme lanciato dall’Unicef è in netto aumento anche il fenomeno delle spose bambine. I numeri parlano chiaro, tra questi si contano casi di bambine vendute all’età di soli 6 anni e altre di 18 mesi per un ricavo che varia dai 2 mila ai 4 mila dollari. Non solo, spesso i piccoli vengono negoziati in cambio di merce e beni come bestiame e terre da coltivare.

Le condizioni economiche del Paese sono devastanti: secondo la FAO sono più di 18 milioni gli afghani che non sono in grado di nutrirsi quotidianamente. Un numero, che secondo le stime, è destinato a salire a oltre 20 milioni entro la fine del 2021. Per questo motivo, molte famiglie non riescono a sostentarsi a dovere e scambiano donne e bambini in cambio di cibo come merce qualsiasi.

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L’infanzia negata dei bambini in Afghanistan

Allarme vendita di bambini in Afghanistan

Dai dati forniti dall’Unicef, i matrimoni precoci sono sempre più in aumento in Afghanistan, nonostante esista una legge che vieti espressamente di sposare minori sotto i 15 anni. Nemmeno gli standard internazionali, dove il divieto generalmente è al di sotto dei 18 anni d’età, e le ammonizioni degli altri Paesi riescono a disincentivare questa pratica ormai fin troppo diffusa tra le famiglie comuni.

E’ chiaro quanto questo fenomeno abbia conseguenze devastanti sulla società e sulla salute psicofisica delle giovani bambine, vittime di abusi sessuali e di violenze di ogni genere.

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Il monito delle Nazioni Unite avverte che: “I divieti talebani, che impediscono alle donne di svolgere la maggior parte dei lavori retribuiti, hanno colpito proprio le famiglie dove le donne erano le colonne portanti. Anche nelle aree in cui le donne possono ancora lavorare, come l’istruzione e l’assistenza sanitaria, potrebbero non essere in grado di soddisfare i requisiti talebani e sono costrette a compiere tali gesti“.

Piera Feduzi

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