Non hai il green pass e lavori, l’azienda può chiederti i danni

Sabrina

Curiosità

Nel caso in cui lavoriate e non abbiate il green pass, l’azienda può chiedervi i danni attuando una serie di misure. Approfondiamo insieme la questione.

Non hai il green pass e lavori, l’azienda può chiederti i danni

Confindustria ha dichiarato di ritenere auspicabile la possibilità per le aziende di richiedere i danni al lavoratore non munito di certificazione verde.

In particolare, in una nota, l’organizzazione ha chiesto di rendere legittima la possibilità da parte delle imprese di richiedere il risarcimento danni per far fronte ai disagi arrecati dal lavoratore nel caso in cui non sia in possesso della certificazione verde.

Green pass: l’azienda può chiedere il risarcimento danni al lavoratore non munito

Non hai il green pass e lavori, l’azienda può chiederti i danni

In particolare, tra i casi in cui si chiede la possibilità di richiedere i danni rientra quello che vede il lavoratore impegnato in lavori in cui è di fondamentale importanza la sua presenza, ma non può prendervi parte a causa del fatto che non possiede il green pass.

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Oltre a ciò, le imprese stanno premendo anche sulla questione tamponi. In particolare, chiedono che la loro validità sia prolungata da 48 a 72 ore in modo tale da facilitare i controlli.

Riguardo, invece, ai prezzi, sia Confcommercio che Confindustria chiedono che la spesa per i tamponi resti a carico del lavoratore non vaccinato. A tal proposito, secondo una stima il costo mensile per i tamponi si aggirerebbe sui 200 euro.

Da un lato, però, questo può rappresentare anche un rischio per le aziende che possono andare incontro ad un’assenza di manodopera e, quindi, ad un calo dei ritmi di produzione.

Di conseguenza, diverse aziende si stanno proponendo di pagare i tamponi al lavoratore. In questo caso, è stato garantito il rimborso delle spese attingendo al Fondo Est.

Ma il problema più sentito dalle imprese è quello dei controlli che devono essere eseguiti ogni giorno. Le leggi in materia di privacy, infatti, vietano al datore di lavoro di chiedere al lavoratore la data di scadenza della sua certificazione.

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Oltre a ciò, nel caso in cui si verifichi un focolaio a causa del fatto che si sono effettuati i predetti controlli, in capo al datore di lavoro può esserci anche la necessità di giustificare il suo operato.

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