La pandemia da covid ha portato molti paesi a rivalutare il modo di pensare al lavoro e alle ore che si dedicano a quest’ultimo. Scopriamo insieme a quale decisione sono arrivati molti paesi e la situazione in Italia.
Con lo scoppio della pandemia da covid si è resa necessaria una rimodulazione dell’attività lavorativa e dell’orario settimanale.
La necessità di lavorare da casa, infatti, ha aiutato a comprendere quanto sia importante la flessibilità sul posto di lavoro.
Settimana lavorativa corta: la decisione di molti paesi
Il fondatore di Watch Gang, Matthew Gallagher, ha dichiarato la volontà di riuscire ad ottenere gli stessi risultati della sua azienda riducendo la settimana di lavoro a 4 giorni. In questo modo, infatti, secondo l’esperto è possibile ottenere, da un lato una maggiore produttività da parte dei dipendente, dall’altro il raggiungimento degli obiettivi in tempi più brevi.
Ovviamente, questo è possibile in particolar modo per i lavori d’ufficio. Per quanto riguarda, invece, i lavori a stretto contatto con il pubblico questo concetto è di più difficile attuazione.
Ad ogni modo, in Islanda, è stata sperimentata la settimana lavorativa di 4 giorni con esiti davvero eccezionali.
E’ emerso, infatti, che il tasso di produttività dei dipendenti è emerso sensibilmente come anche la loro concentrazione.
Il successo è stato tale da convince le associazioni sindacali a operare una rinegoziazione del contratto di lavoro prevedendo la facoltà di applicare orari più brevi, mantenendo la medesima retribuzione. Il nuovo orario professionale non è ovviamente obbligatorio, ma facoltativo.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, è ancora lontana da una simile realtà. Molto spesso, infatti, nel nostro paese si tende a considerare lo smart working ad una soluzione per agevolare chi non ha molta voglia di lavorare.
Ciò detto, non resta che attendere nuovi sviluppi sulla questione in Italia come negli altri paesi.
