Salute e Benessere

Quando fare il tampone per il Covid: tutti i casi

In questo periodo una delle domande più frequenti è: “quando devo fare il tampone per il Covid?”. Spesso gli stessi medici forniscono risposte diverse. Cerchiamo di fare chiarezza.

Il virus ha cambiato oramai da più di un anno la nostra vita, in un modo o nell’altro. Se abbiamo sintomi che ci fanno pensare all’influenza è probabile che sia Covid-19. Per averne certezza l’unico modo è fare un tampone. 

Chi dopo aver fatto il tampone ha la conferma di essere contagiato dovrà poi rifarlo con tempistiche diverse a seconda dei casi. Così come chi è stato a contatto con persone contagiate. Scopriamo tutti i casi.

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Tempistiche tampone per Covid: quando e come farli

Il Ministero della Salute, nella circolare di ottobre 2020, ha chiarito tutti i casi in cui fare il tampone e le tempistiche.

Quando parliamo di tampone, occorre però distinguere tra:

  • molecolare (o PCR), che rileva il materiale genetico del virus (o RNA)
  • rapido (o antigenico), che rileva gli antigeni del virus (o proteine virali)

Non si parla invece di tampone quando ci si riferisce al test sierologico, un test del sangue per la ricerca di anticorpi eventualmente sviluppati in seguito al contagio da virus.

Fatta questa premessa, vediamo tutti i casi previsti dal Ministero.

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Quando fare un tampone per il Covid secondo il Ministero della Salute

I casi essenzialmente sono:

  • se si è sintomatici, il medico, o pediatra se si tratta di bambini, ne fa richiesta
  • se si è contatto stretto di persona contagiata: il dottore, o la Asl in caso di contatto in classe, richiede un tampone rapido dopo 10 giorni di quarantena cautelativa
  • se si rientra in Italia da viaggi in paesi a rischio: è richiesto un tampone rapido.

Isolamento e quarantena per Covid: differenze e modalità di uscita

Per quarantena cautelativa si intende un periodo di restrizione dei movimenti di persone sane entrate in contatto con persone infette: si tratta di un periodo di 10 giorni in cui potrebbero incubare il virus e sviluppare sintomi.

Per uscire dalla quarantena cautelativa sono previste due ipotesi:

  • fare un tampone rapido a distanza di 10 giorni dall’avvenuto contatto
  • aspettare 14 giorni senza aver manifestato sintomi.

L’isolamento si ha invece in caso di documentata infezione e consiste nel separare le persone contagiate dal resto della comunità per tutto il periodo di contagiosità.

Per uscire dall’isolamento sono invece previste tre ipotesi, progressive dal punto di vista temporale. Occorre quindi:

  • un tampone molecolare negativo fatto a distanza di 10 giorni dai sintomi, avendo avuto almeno 3 giorni senza sintomi
  • un tampone molecolare negativo fatto al 17esimo giorno, dopo aver fatto un tampone molecolare risultato positivo a distanza di 10 giorni dai sintomi
  • aver superato i 21 giorni dai sintomi avendo avuto almeno 7 giorni senza sintomi, dopo due tamponi risultati positivi a 10ecimo e al 17esimo giorno.

In ogni ipotesi è comunque previsto che il medico curante o il pediatra rilasci un certificato di fine isolamento, che attesti l’avvenuta guarigione clinica.

Il tampone infatti conferma solo l’avvenuta guarigione virologica.

Il fatto che dopo 21 giorni si possa interrompere l’isolamento, anche a fronte di un tampone positivo, dipende dalle evidenze scientifiche che dimostrano come la carica virale del virus sia tale da non essere più infettiva.

Queste le regole generali, poi ogni regione può decidere di adeguarle alla situazione locale. Si trovano infatti regioni che fanno decorrere il conteggio dei giorni di isolamento dall’insorgere dei sintomi e regioni che invece considerano il primo tampone positivo.

Diverse le regole per i lavoratori

Il Ministero ha da poco pubblicato una nuova circolare sulla riammissione al lavoro dopo la malattia.

In questo caso il tampone negativo è necessario sempre, anche se si è considerati “positivi a lungo termine“.

Quindi scaduti i 21 giorni dall’inizio dei sintomi, nel periodo compreso tra il rilascio dell’attestazione di fine isolamento e la negativizzazione, il lavoratore potrà:

  • essere adibito a modalità agile se possibile
  • prolungare la malattia dietro rilascio di certificato medico.

Consiglio per tutti: verificare sempre sul sito della regione o chiedere al proprio medico.

Elsa

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