Salute e Benessere

Quarta dose obbligatoria, ecco dove già la stanno facendo

Sta facendo molto discutere la questione della necessità di somministrare l quarta dose del vaccino anti-Covid, che è già una realtà in diversi Paese al mondo.

In alcuni Paesi è già in funzione la macchina vaccinale per la somministrazione della quarta dose, mentre le agenzie del farmaco europee e italiane sono ancora in attesa di avere ulteriore accertamenti dalle ricerche in atto per valutarne la necessità a poca distanza dalla dose booster. Sono sei i posti dove la quarta dose è stata già avviata.

Vaccino anti-Covid

Il Paese a cominciare la somministrazione è stato proprio Israele, precursore in ambito vaccinale, al quale hanno seguito Danimarca, Stati Uniti, Ungheria, Spagna e Germania. I dati a disposizione per valutare la bontà di questa scelta sono ancora scarsi tanto che l’Agenzia Europea dei Medicinali non si è ancora pronunciata in merito. In Italia, infatti, la quarta dose non è ancora nelle previsioni del governo, tanto che l’ultimo decreto dell’Esecutivo ha modificato la validità del green pass per quanti hanno la dose booster con durata illimitata.

Quarta dose, quando sarà necessaria

Vaccino anti-Covid

La quarta dose sembra per molti esperti un’arma attualmente non necessaria, anche perché nella storia delle vaccinazioni non era mai capitato che si somministrassero vaccini in così breve tempo l’uno dall’altro. E’ quanto sostiene anche il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, a un’intervista rilasciata all’ANSA:

«I dati preliminari finora disponibili sollevano alcuni dubbi sull’efficacia ulteriore di questa dose aggiuntiva. Più il richiamo è distanziato dalle altre dosi, più la sua efficacia è maggiore in quanto dà al sistema immunitario il tempo di reagire».

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Dunque, se le dose vengono somministrate a breve tempo l’una dall’altra, il rischio è quello che la risposta immunitaria da parte dell’organismo possa essere vanificata se non nulla.

«Fare la terza dose a sei mesi è più efficace che a distanza di tre mesi, così come lo è fare la seconda dopo 4 mesi anziché dopo 28 giorni», continua il virologo. La spiegazione della scelta politica di stabilire la somministrazione della seconda dose dopo 28 giorni dalla prima è stata dettata dall’incidenza importante della pandemia sulla popolazione e l’urgenza di arginare i contagi in aumento.

Al contrario, ci sono Paesi come la Gran Bretagna dove si è optato per l’attesa tra le due dosi, ma è difficile ora come ora stabilire chi abbia ragione e chi abbia torto. A questo punto si è arrivati a un’immunità molto eterogenea, poiché qualcuno ha ricevuto diversi vaccini o sono guariti dall’infezione, ecco perché la quarta dose è una scelta che andrebbe ponderata in maniera molto prudente.

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«Sarebbe opportuno – conclude il virologo – prendere una lunga pausa, anche per vedere come si evolve il virus, se ci saranno nuovi sviluppi, mentre i casi nel nostro Paese sono in calo e si va verso l’endemia».

Piera Feduzi

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